Si tratta di una schermata che riportava l’ora esatta, ottenuta tramite la sincronia di onde radio. In particolare, la frequenza dei secondi era codificata tramite gli stessi toni udibili nel suono trasmesso a cinque secondi dallo scoccare di un’ora precisa[1]. A seguire, una voce fuori campo pronunciava il nuovo orario. Questo servizio, fornito dall’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris di Torino, è stato interrotto il 1° gennaio 2017 in quanto non ritenuto più idoneo per garantire un’accurata misurazione del tempo[2], venendo quindi sostituito da una versione digitale irradiata direttamente dagli studi di via Asiago a Roma[3].
Rispetto alle altre immagini utilizzate in caso di inconventienti tecnici, questa schermata veniva trasmessa con grande frequenza: oltre ad essere irradiata in caso di difficoltà nella messa in onda di un programma o di passaggio lento fra rete nazionale e regionale, aveva la funzione di recuperare tempo quando si era leggermente in anticipo sulla programmazione o di predisporre gli spettatori al silenzio prima dell’edizione principale del telegiornale. In quest’ultimo caso, fino all’aprile del 1976 la sua messa in onda era regolarmente annunciata dal Radiocorriere TV.[4]
Evoluzione grafica
L’evoluzione dell’impostazione grafica del segnale orario ha quasi sempre seguito quella dei cartelli, condividendone lo sfondo di ambientazione.
La prima grafica del segnale orario conosciuta mostrava un orologio che occupava tutto lo schermo: al centro del quadrante, di forma circolare e composto da puntini e linee rivolte l’esterno con i numeri dei minuti alle estremità, vi era la scritta maiuscola “ORA ESATTA”. Il movimento della lancetta dei secondi era scorrevole.
Dal 1978, il segnale orario ha cominciato ad essere ambientato sullo sfondo azzurro usato dai cartelli. Il quadrante dell’orologio era simile all’impostazione grafica precedente, senza più i numeri dei minuti salvo il “12” del mezzogiorno. Alla sinistra del teleschermo compariva inizialmente la scritta non ufficiale “rai”, sostituita nel 1983 dal logo aziendale.
Dal 1984, il cerchio del quadrante era composto da linee rivolte verso l’interno, mentre la lancetta dei secondi saltava di secondo in secondo. In alto a sinistra vi era il logo della Rai, accompagnato dalle scritte incolonnate “RADIO TELEVISIONE ITALIANA”. Dal 1988, il logo poteva essere sostituito da degli spot pubblicitari caratterizzati dall’assenza di voci parlate, dei promo del programma che sarebbe andato in onda nei minuti successiva, oppure il marchio dell’ente fornitore del servizio.
Nel dicembre 1993[4] lo sfondo divenne più scuro e sfumato in nero. Il marchio della Rai, non più accompagnato da scritte, era rappresentato in tre dimensioni, con la bandiera dell’Italia sul taglietto della “A” e dei riflessi colorati dinamici sulla superficie. Tutti gli effetti sonori precedentemente utilizzati, fra cui l’orario annunciato da una voce fuori campo, vennero sostituiti da un giro di clavicembalo tratto dal brano Romanza graziosa di Claudio Gizzi. Talvolta, al di sotto del marchio, potevano apparire alcuni slogan che toccavano delle tematiche di senso civico (ecologia, razzismo, salute…)[5].
Fino al 1999, Raitre anticipava l’edizione mattutina del tg3 con una variante del segnale orario caratterizzata dallo sfondo verde, il logo della testata all’interno del quadrante dell’orologio e, nel campo normalmente destinato alle frasi, delle informazioni utili sull’edizione del telegiornale. Nel 1998, l’avvento dell’Euro venne celebrato con una grafica a sfondo multicolore, le stelle dell’Unione Europea e la facciata posteriore della moneta da un Euro al posto del logo aziendale (più piccolo e spostato in alto a destra) e, al di sotto di questi elementi, degli slogan promozionali della nuova valuta.
Dal 2000, lo sfondo del segnale orario è caratterizzato da dei riflessi bianchi dinamici su superficie grigia. Il logo era blu e l’audio è tornato muto. Questa grafica, che nei primi tempi poteva riportare delle informazioni meteorologiche in caso di eventi eccezionali, è stata riconfermata anche dopo i restyling grafici del 2010 e del 2016, con lo sfondo statico leggermente più sfumato e il quadrante più grande.
Riferimenti e note
[1] Franco Cordara e Valerio Pettiti, Guida per capire il messaggio nel trillo del segnale orario, La Stampa, 5 dicembre 1984.
[2] Dal 31 dicembre addio al segnale orario Rai, lo manda in pensione il digitale, La Repubblica, 18 dicembre 2016.
[3] Segnale orario ancora in radio ma fatto in casa, Osservatorio Radiofonia Internazionale in Lingua Italiana, 3 gennaio 2017.
[4] cfr. fascicoli 16 e 17 del Radiocorriere TV, anno 1976.
[5] Cristina Caccia, L’ora esatta? Adesso scrive…, La Stampa, 28 maggio 1994.