Le pause dei film

Inizialmente limitate ad alcuni secondi di schermo nero, a partire dai primi anni ottanta le interruzioni dei film potevano contenere delle fasce pubblicitarie che, nel caso in cui la pellicola era trasmessa in prima serata, erano considerate come Spazio G e quindi contrassegnati dalle relative sigle.

Con l’abolizione dei vincoli orari dei blocchi pubblicitari, le interruzioni[1] potevano anche includere le edizioni ridotte del telegiornale e/o dei promo. In questi casi, fino al 1988-89 non era trasmessa alcuna sigla pubblicitaria: gli unici elementi grafici erano i cartelli che annunciavano l’inizio e la fine dell’interruzione. Se non venivano utilizzate quelle messe a disposizione dal produttore e/o distributore della pellicola, tali schermate erano in genere blu (grigio se il film era in bianco e nero) con in bianco le frasi “FINE PRIMO TEMPO”, “SECONDO TEMPO” e così via. Successivamente, le sigle vennero utilizzate in ogni caso.

Dal 2001 Rai Uno, Rai Due e Rai Tre cominciarono a trasmettere delle grafiche specifiche in sostituzione dei cartelli. Inoltre il numero minimo di interruzioni venne aumentato, passando da una a tre.

A partire dal 12 settembre 2016, le interruzioni dei film sono annunciate da una grafica unica per i tre canali (incluso Rai 4): sullo schermo si avvicendano alcuni elementi correlati al cinema (ciak, la parola “Cinema” racchiusa nell’obiettivo di una macchina da presa, la sedia da regista); lo sfondo ornato da strisce e riquadri si restringe sempre di più fino a formare il marchio del canale, che nell’ultimo fotogramma è accompagnato dalla parola “Cinema” a sinistra e la frase “A tra poco” in basso. Lo sfondo e gli elementi presentano delle tonalità derivate dal colore sociale del canale, mentre la melodia di accompagnamento è identica su tutte le reti.


Note e riferimenti

[1] Di norma l’interruzione era una, ma nelle pellicole più lunghe si poteva arrivare fino ad un massimo di tre.


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