Il “vuoto televisivo”

“Vuoto televisivo” o “nulla televisivo” sono delle espressioni informali utilizzate per indicare i buchi di trasmissione di un canale televisivo[1][2]. Un esempio erano quegli orari della giornata in cui la Rai non trasmetteva alcun programma regolare.

Fra le varie schermate che, in maniera più o meno volontaria, andavano in onda in quell’arco di tempo, la più nota era il monoscopio: si tratta di un’immagine fissa, generata tramite tubo catodico o scheda elettronica, che viene usata per calibrare le apparecchiature televisive o testare la qualità dell’immagine trasmessa. Questa schermata era fra l’altro accompagnata da una nota elettronica continua, utile per rilevare eventuali imperfezioni nell’impianto audio del televisore.

Dal bianco e nero al colore

Nei primi anni di trasmissione, i minuti successivi alla chiusura dei programmi erano caratterizzati dalla presenza di una superficie nera. Dopo circa un quarto d’ora l’infrastruttura adibita alla diffusione del segnale veniva disattivata, facendo comparire sullo schermo il cosiddetto effetto neve. L’emissione del segnale veniva ripristinata intorno alle 8:30 con la ricomparsa dello schermo nero quindi, dopo circa mezz’ora, compariva il monoscopio di tipo RCA, che nel 1955 aveva sostituito quello introdotto nel 1949, in occasione delle trasmissioni sperimentali. Fra le caratteristiche grafiche di quest’immagine, rielaborata allo scopo da Erberto Carboni, vi era la presenza di una “N” o di un “2” all’interno del cerchio centrale, indicanti rispettivamente il Nazionale o il Secondo Canale.

Il monoscopio veniva trasmesso fin circa le 12:00, accompagnato dalla sola nota continua. Dopo una pausa di tre ore, in cui veniva ripristinato lo schermo nero, il monoscopio continuava fino all’apertura dei programmi: il collegamento con la regia centrale di Roma, che avveniva a circa un quarto d’ora dall’avvio dei programmi, era segnalato tramite la sostituzione della nota continua con brani musicali. Sul Secondo Canale vi era un’ulteriore pausa del monoscopio, che andava dalle 18:00 alle 20:45: in questo caso veniva ceduta direttamente la linea alla regia centrale, con lo sfondo nero sostituito dal monoscopio musicale.

In occasione di interventi di manutenzione delle infrastrutture di trasmissione, potevano essere irradiate alcune immagini visibili solamente nell’area coperta dal trasmettitore o dal ripetitore in questione. In alcuni casi, all’effetto neve potevano sostituirsi le scale dei grigi, se gli interventi di manutenzione erano effettuati durante gli orari normalmente destinati al monoscopio andava in onda un cartello che segnalava l’evento[3].

In caso di occasioni straordinarie, che obbligavano ad anticipare l’inizio delle trasmissioni, alla conclusione dell’evento veniva irradiato il cartello che segnalava il regolare orario di apertura dei programmi, seguito dal monoscopio musicale.

A partire dal 1966, lo spazio destinato al monoscopio con la nota continua era occupato dalle trasmissioni sperimentali a colori, che vedevano la messa in onda di una serie di immagini statiche o dinamiche. Fra queste si segnala un monoscopio caratterizzato dalla presenza di scale cromatiche sulla metà superiore dello schermo, basate sui colori RGB e la testa di una bambola nella parte inferiore.

Il 1° luglio 1976 fece la sua prima comparsa il monoscopio cromatico, del modello Philips PM5544: questa immagine, accompagnata da una nota continua a 400 Hz, soppianterà definitivamente il monoscopio RCA a partire dal 1° febbraio 1977, giorno in cui verranno avviate in maniera definitiva le trasmissioni a colori. Almeno fino al 1979, il nome del canale (rappresentato come “Rai 1” e “Rai 2”), compariva sulla barra identificativa inferiore anziché quella superiore[4].

La terza rete

prove tecniche terza rete

Con la definizione delle frequenze destinate a ospitare la terza rete, avvenuta il 16 febbraio 1978, la Rai cominciò a irradiare alcune trasmissioni sperimentali, segnalate da alcuni settimanali e in genere ricevibili solo nelle aree più prossime ai principali trasmettitori. I contenuti variavano dagli spettacoli teatrali o di danza, oppure alcune partite di calcio delle categorie inferiori alla Serie A; durante la programmazione compariva una scritta in sovrimpressione recante una breve descrizione del programma e la dicitura “RAI – TERZA RETE TV – Prove tecniche di trasmissione”.

Con l’inizio delle trasmissioni regolari, avvenuto il 15 dicembre 1979, vennero utilizati due monoscopi: il primo recava sulla barra identificativa inferiore il nome della regione dalla quale si riceveva il segnale e rimaneva sullo schermo fino a un quarto d’ora dall’inizio dei programmi, quando la linea veniva ceduta alla regia centrale di Roma, da cui partiva il monoscopio della diffusione nazionale, identico a quello degli altri due canali.

Televideo e stereofonia

Negli anni ottanta, sulla prima e sulla seconda rete lo sfondo nero venne sostituito da una superficie grigia che, in genere, era accompagnata per i primi minuti dalla nota continua. Questa schermata, che talvolta poteva alternarsi ad altre come la superficie bianca con una barra nera verticale al centro, venne utilizzata a partire dalla fine del decennio anche su Raitre, sostituendo il monoscopio regionale.

Dal 1981, durante l’orario in cui il monoscopio prendeva il posto dello schermo nero, venivano trasmesse alcune pagine del Televideo a scopo promozionale, accompagnate da brani musicali. Nel 1986, con l’avvento della fascia oraria mattutina e il relativo spostamento dell’inizio delle trasmissioni, Raiuno e Raidue smisero di mandare in onda il Televideo, seguite da Raitre nel 1987. Allo scoppio della prima guerra del Golfo nel 1991, la terza rete non trasmise i programmi 24 ore su 24 come gli altri due canali, ma utilizzò lo spazio normalmente destinato al monoscopio per mandare in onda le pagine del Televideo che riportavano gli ultimi aggiornamenti sullo svolgimento del conflitto.

In concomitanza con le prime sperimentazioni delle trasmissioni in audio stereofonico, i monoscopi nazionali trasmessi su Raitre dal gennaio 1986[5] erano talvolta accompagnati dalla voce di un’annunciatrice che eseguiva il cosiddetto “Programma sonoro di prova dedicato al controllo e regolazione dei ricevitori adatti alla ricezione dei programmi televisivi trasmessi in via sperimentale con audio stereofonico”. Questo annuncio, la cui testimonianza più recente risale al 1990, veniva mandato in onda per individuare imperfezioni nel nuovo tipo di segnale audio.

“Prove tecniche di trasmissione”

Con l’avvento definitivo delle trasmissioni 24 ore su 24, per ciascuna rete venne programmata una pausa al mese: il primo martedì su Raiuno, il secondo martedì su Raidue e il terzo venerdì su Raitre, lungo un arco di tempo che andava generalmente dalle 3:00 alle 6:00. Durante queste interruzioni, annunciate come “prove tecniche di trasmissione”[6][7] e trasmesse fino al giugno 2012, andava in onda solamente il monoscopio, limitatamente alla diffusione nazionale su Raitre e in una versione diversa rispetto a quella utilizzata in precedenza. La cifra di rete era infatti riportata a parola mentre la nota continua, tarata per testare la stereofonia sovrapponendo due suoni da 400 e 800 Hz, non era più sostituita dai brani musicali.


Riferimenti e note

257. Quando una volta di notte, la Rai spegneva i trasmettitori televisivi. , Blog dell’antennista Claudio Bergamaschi – Bologna, recuperato tramite Internet Archive.

Principali monoscopi storici della tv pubblica italiana, radiomarconi.com, recuperato tramite Internet Archive.

[1] Tivù: Mediaset e Rai usciranno da SkyO, millecanali.it, 11 febbraio 2009
[2] Apertura e chiusura trasmissioni RAI, su sigleitaliane.altervista.org
[3] 55. Il RAI DUE di Monte Venda va proprio “malaccio”, Blog dell’antennista Claudio Bergamaschi – Bologna, 3 aprile 2010, recuperato tramite Internet Archive.
[4] Il monoscopio a colori, RaiPlay.it
[5] ARRIVA IN TV LA STEREOFONIA, La Repubblica, 13 dicembre 1985.
[6] Il palinsesto del 10-06-2008, Rai Uno.
[7] Volume 2/1994 del Radiocorriere TV, pag. 55


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