Sigle di apertura e chiusura delle trasmissioni

Durante il periodo in cui le trasmissioni delle reti Rai non si svolgevano ad orario continuato, l’apertura e la chiusura dei programmi venivano annunciate mediante una o più grafiche apposite.

Le grafiche di Erberto Carboni

Tutte le sequenze originali di inizio e fine delle trasmissioni erano basate su delle grafiche realizzate dall’architetto Erberto Carboni.

Sigle generiche

Ambientate su di un cielo nuvoloso, le sigle generiche erano basate sui movimenti di un traliccio costituito dall’incrocio di diverse linee, disegnato dallo scenografo Tito Varisco.

apertura trasmissioni rai erberto carboni

Nella sigla di testa il disegno si muoveva dall’alto verso il basso, raggiungendo infine la sommità. Davanti a quest’animazione comparivano il logo “TV” al centro dello schermo e, in basso, la frase “r a i – radiotelevisione italiana”. L’accompagnamento musicale era costituito da una versione orchestrale del brano Tutto cangia il ciel s’abbella, tratto dal finale del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini.

Al termine di questa sigla compariva un cartello muto a sfondo nero, che mostrava due gruppi di ovali disposti concentricamente ed incrociati a “X”, con davanti un altro gruppo di cerchi concentrici e il marchio aziendale della Rai con in basso le parole in stampatello maiuscolo “RADIOTELEVISIONE ITALIANA”. Soprattutto nel periodo estivo, questa schermata poteva fare le veci della sigla di inizio trasmissioni, andando in onda direttamente dopo il monoscopio.

Nella sigla di coda il traliccio, di disegno differente, si muoveva al contrario rispetto a quanto avveniva in apertura. Al termine della sigla, il logo “TV” e la frase “r a i – radiotelevisione italiana” cedevano il posto al testo in corsivo “Fine delle trasmissioni”, che rimaneva sullo schermo per qualche secondo dopo la scomparsa del traliccio. Il brano musicale utilizzato per l’accompagnamento era Armonie del Pianeta Saturno, di Roberto Lupi.

Nella seconda metà degli anni settanta, queste grafiche subirono un aggiornamento per renderle idonee alle trasmissioni a colori: nelle sigle il cielo e il riquadro che componeva il marchio “TV” furono colorati con delle tonalità di azzurro che potevano variare a seconda delle versioni, mentre le nuvole ricevettero una collocazione diversa e un maggior dinamismo. In azzurro venne colorato anche il disegno del cartello visibile al termine della sigla di testa.

A quel periodo risalgono usi di queste grafiche diversi da quello canonico. Nel 1980, il programma A tutto gag era introdotto da una versione velocizzata della sigla di coda su uno sfondo blu scuro con una chiazza bianca al centro e, davanti, un riquadro più scuro con la scritta “TV”; l’accompagnamento musicale era quello della sigla di testa, in versione ridotta[1]. Nei primi anni ottanta, il cartello trasmesso dopo la sigla di testa veniva utilizzato per introdurre le trasmissioni sperimentali delle pagine del Televideo, che avvenivano in orari in cui non andavano in onda i programmi regolari.

La sigla di Rete 3

Rete 3 annunciava l’apertura e la chiusura dei programmi con grafica specifica, in aggiunta e quelle già esistenti ed accompagnata dal brano di Piero Piccioni Il cielo in una rete. Su di un cielo nuvoloso più scuro rispetto a quello in cui erano ambientate le sigle generiche, compariva da lontano il logo “TV” di colore nero, racchiuso in un quadrato rovesciato rosso. Sui vertici di queste figure geometriche comparivano in dissolvenza dei gruppi di tre linee bianche, poi compariva da vicino un “3” nero che, con un bagliore, si fissava al centro della scritta “TV”. Scomparivano le linee e, nella parte bassa del teleschermo, si formava un rombo di colore giallo che, muovendosi dal basso verso l’alto, mostrava delle cellette triangolari verdi e si scopriva essere collegato ad un’altra figura simile a quella comparsa all’inizio. Quest’animazione si ripeteva per alcuni secondi, poi veniva ripetuta la prima parte dela sigla.

Le sigle computerizzate

Il 27 gennaio 1986[2], tutte le sequenze realizzate da Erberto Carboni vennero sostituite da delle grafiche generate al computer, realizzate dalla divisione stampa e attività promozionali della Rai, in collaborazione con Videoitalia[3][4].

Le sigle generiche con l’Inno d’Italia

I primi istanti della sigla vedevano l’apparizione di una schermata blu scuro; dopo qualche secondo compariva nell’angolo in alto a destra dello schermo una stella a quattro punte, che brillava un paio di volte per poi scomparire. A quel punto partiva la musica, costituita da una versione ridotta dell’inno d’Italia eseguita con il sintetizzatore[3], e contemporaneamente appariva nella metà inferiore dello schermo una mappa dell’Europa, separata dal cielo con una linea dell’orizzonte curva e luminosa. Sempre dal basso, apparivano le tre strisce della bandiera italiana, che cominciavano a volteggiare rimanendo sullo stesso asse; la mappa si avvicinava allo schermo, fino a mostrare l’Italia e una piccola parte del cielo, frattanto schiaritosi sino a divenire celeste. Quando le tre bande erano vicine all’Italia, dal punto della mappa in cui era situata Roma cominciavano a partire dei cerchi concentrici, quindi l’immagine del continente scompariva dallo schermo lasciando lo sfondo celeste, le bande e i cerchi. Mentre questi ultimi elementi uscivano fuori dallo schermo allargandosi, le tre strisce si posizionavano nella metà inferiore dello schermo. Al termine della musica, si tracciavano il marchio della Rai al di sopra delle bande e, in corrispondenza di ciascuna di esse, le parole “RADIO” “TELEVISIONE” “ITALIANA”: tutti questi elementi, e in particolare il logo, erano caratterizzati da dei riflessi bianchi che brillavano per qualche secondo.

Nella sigla di coda, il cielo sfumava dal celeste chiaro delle prime schermate al blu scuro dell’ultima, in cui i loghi e le scritte erano chiari. Negli ultimi secondi di quest’animazione compariva la stessa stella visibile nei primi secondi della sigla di testa, più vicina al logo. In versione statica, l’ultima schermata era utilizzata per l’apertura e la chiusura delle trasmissioni delle pagine del Televideo.

Nell’ottobre 1988, l’ultima parte della sigla venne aggiornata, divenendo identica per l’apertura e la chiusura: nel momento in cui le tre bande erano vicine all’Italia, compariva dal basso il nuovo logo della Rai, che andava a collocarsi al centro di una schermata blu notte, con le parole bianche e inclinate “RADIO” “TELEVISIONE” e “ITALIANA” che comparivano al termine della musica. Fino al 1990, la “A” del logo si presentava inizialmente senza taglietto: da dietro compariva una bandiera italiana con i colori disposti orizzontalmente che andava a completare la lettera. Con l’aggiornamento del marchio, la “A” compariva già con la gambetta orizzontale, su cui si posizionava la bandiera con i colori orientati correttamente. Questa versione della sigla venne mantenuta fino al 15 giugno 2012, data in cui, con il passaggio definitivo al digitale terrestre delle trasmissioni Rai, vennero definitivamente soppresse le interruzioni notturne dei programmi.

La sigla specifica di Raidue

Nei primi anni novanta (approssimativamente fra il 1990 e il 1992), l’apertura e la chiusura dei programmi di Raidue erano annunciati da una sigla specifica, trasmessa immediatamente dopo o prima quella generica. Su sfondo bianco compariva un quadrato diviso in quattro sezioni orizzontali che, durante la sigla, si piegavano in continuazione; contemporaneamente si susseguivano diverse immagini statiche o dinamiche (fra cui la sigla del Tg2, il conto alla rovescia, i ritratti di Gorbaciov o dei Beatles, il tabellone di un aeroporto…), distribuite su ciascun gruppo da due. Sul finire della sigla le bande divenivano rosse e si trasformavano in un quadrato che, ruotando, si scopriva essere la facciata del marchio del canale, ovvero un cubo rosso con le incisioni a quadratini. Al termine della musica, il cubo completava la propria rotazione posizionandosi in assonometria e, al di sotto di esso, compariva la scritta identificativa del canale, di colore nero. Questa sigla veniva utilizzata anche in altre circostanze, ad esempio per chiudere alcune fasce pubblicitarie non contrassegnate da grafiche, come intervallo, oppure per introdurre dei programmi o dei promo di una certa importanza[5].


Riferimenti e note

Chiara Mari, Alle origini di una “visualità tecnologica”: percorsi di ricerca sulla grafica delle sigle televisive nel primo decennio di trasmissioni Rai, aisdesign.org

[1] A tutto gag – Puntata del 17/02/1980, RaiPlay.it
[2] Aldo Grasso, Il concerto e quella sigla della Rai diventata un secondo inno (recuperato il 12 dicembre 2018, tramite Internet Archive), Il Corriere della Sera, 2 giugno 2004.
[3] Il tricolore, nuova sigla dei programmi Rai, La Stampa, 25 gennaio 1986.
[4] BUONGIORNO CON L’ INNO AL COMPUTER, La Repubblica, 26 gennaio 1986.
[5] Per i promo ordinari veniva invece trasmessa l’ultima scena della sigla, con il cubo già colorato di rosso.


Indice